Storia della moda italiana (1) – La moda è il nostro modo di vivere

“I vestiti sono una bella passione. Alcuni sognano di avere una grande piscina, io preferisco gli armadi!”, disse una volta un’icona del cinema come Audrey Hepburn. Una passione irrinunciabile per ogni donna. E ormai sono sempre più anche gli uomini a porre molta attenzione a come ci si veste. Espressione di un’intera società, la moda è cultura, ma anche un’industria e un business che fattura miliardi di euro. Può essere definita in molti modi, ma cos’è di preciso la moda?

La moda ha sempre avuto un carattere ambiguo: per molti è qualcosa di affascinante, una voglia di trasformazione, una testimone dei mutamenti della società e della vita. Per altri, come importanti personalità del mondo della cultura, è qualcosa che, al contrario, intimorisce. Walter Benjamin nel suo libro “I “passages” di Parigi” la definisce un “sex appeal dell’inorganico”. Giacomo Leopardi scrive addirittura un “Dialogo della Moda e della Morte”. Che sia amata o odiata, la moda è prima di tutto un fenomeno culturale e sociale. Qualcosa che va oltre il vestito.

“La moda non è qualcosa che esiste solo negli abiti. La moda è nel cielo, nella strada, la moda ha a che fare con le idee, il nostro modo di vivere, che cosa sta accadendo” diceva Coco Chanel. La moda è frutto di regole dettate dalla società in cui viviamo. Essa si evolve di pari passo con l’evoluzione della nostra società. In altre parole, possiamo dire che non esisterebbe la moda se non esistesse la società. “Il vestirsi riveste profondi significati sociali, culturali e anche religiosi”, scrive Emanuela Scarpellini, docente di Storia dei Consumi e della Cultura Materiale all’Università degli Studi di Milano, nel suo libro “La stoffa dell’Italia. Storia e cultura della moda dal 1945 a oggi” (Laterza, Roma-Bari, 2017).

Ogni vestito può sottolineare lo status sociale di una persona o una gerarchie; le differenze di genere (esistono vestiti tipicamente maschili e altri tipicamente femminili); l’età (un bambino vestirà diversamente rispetto a un adulto o un anziano); i riti di passaggio (un matrimonio, un battesimo, o anche un lutto); le professioni (un operaio veste in modo diverso rispetto a un uomo d’affari). “Il nostro abbigliamento rivela molte cose di noi, già al primo sguardo, dal momento che viviamo in una collettività organizzata e strutturata secondo regole precise”, scrive la Scarpellini. Un vestito, però, oltre a essere un prodotto culturale che rappresenta una determinata società, è anche un prodotto di consumo. La moda è anche una industria. Un vestito “racchiude infatti in sé materiali e tecniche di produzione tecnologicamente sofisticate, evolutesi nel corso dei secoli”. (1- continua) – Danilo Ruffo

(Una versione di questo testo è stato scritto nel 2018 e mai pubblicato.)

 

Storia della moda italiana:

Storia della moda italiana (1) – La moda è il nostro modo di vivere

Storia della moda italiana (2) – Perché è nata la moda italiana

Storia della moda italiana (3) – T-shirt e blue jeans, la nuova moda casual

Storia della moda italiana (4) – Da Roma a Milano, la capitale italiana della moda

Storia della moda italiana (5) – I nuovi scenari della moda italiana

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