Lì dove nacque l’idea di dieta mediterranea

Nairobi, Kenya, 16 novembre 2010. L’Unesco iscrive nell’elenco dei “Patrimoni culturali immateriali dell’umanità” la dieta mediterranea, quel modello nutrizionale composto da alimenti tipici di Paesi che si affacciano sul Mediterraneo quali Spagna, Marocco, Italia e Grecia. Un sistema alimentare con un apporto calorico quotidiano di circa 2500 kcal e comprovati benefici per la salute: la dieta mediterranea, infatti, non solo dona una maggiore longevità ma previene e contrasta anche lo sviluppo di malattie come quelle croniche, cardiovascolari e neoplastiche. Legumi, cereali (per lo più integrali), ortaggi, patate: sono tutti alimenti molto presenti nella dieta mediterranea, così come l’olio di oliva (meglio se extravergine), la frutta e la verdura (fresche e di stagione), il pane e la pasta. In quantità modesta o minore, invece, questo regime alimentare permette il consumo di yogurt, formaggi, pollame, pesce, uova (fino a quattro ogni settimana) e persino il vino.

Fissare una data d’inizio della storia della dieta mediterranea è pressoché impossibile, dato che soltanto nel Novecento si è scoperta l’efficacia di un modello nutrizionale che, soprattutto se unito all’esercizio fisico, produce risultati eccellenti sulla salute umana. Possiamo tuttavia dire che le sue origini sono millenarie, in quanto l’alimentazione dei Paesi mediterranei si è andata modificando lungo i secoli con l’arrivo di nuovi prodotti importati da terre lontane. E’ il caso, ad esempio, di alimenti che arrivarono sulle tavole degli europei grazie a Cristoforo Colombo, di ritorno dalle Americhe nel 1492, come il pomodoro; o anche la patata, che cominciò a essere consumata abitualmente dalle popolazioni europee solo nel Settecento, quando queste capirono che non era velenosa come avevano creduto sino ad allora.

Furono molte, nel corso dei secoli, le personalità che dedicarono la propria vita allo studio del rapporto tra alimentazione e prevenzione delle malattie. Solo per fare qualche esempio, il medico Cornelis De Langen agli inizi del Novecento, studiando la frequenza di colesteloremia negli indonesiani (De Langen visse per diversi anni in Indonesia) e negli olandesi, suoi connazionali, scoprì che nei primi l’angina pectoris era molto rara. Un allievo di De Langen, Isidore Snapper, scoprì che grazie a una dieta vegetariana i cinesi, a differenza degli europei che vivevano in Cina, non erano quasi mai soggetti a un infarto miocardico. Lo svizzero Maximilian Oskar Bircher-Benner, invece, ammalatosi di itterizia, si curò grazie a una dieta a base di mele, fiocchi d’avena, frutta secca e frutta fresca. Bircher-Benner è infatti ricordato oggi come l’inventore del muesli, un insieme appunto di frutta secca e cereali da consumare a colazione.

Un altro studioso del rapporto tra alimentazione e buona salute fu colui che possiamo considerare il vero e proprio padre della dieta mediterranea. Statunitense di Minneapolis, Minnesota, Ancel Keys fu un biologo e un fisiologo. Dopo aver inventato la “Razione K”, ovvero un pasto quotidiano facilmente trasportabile e consumabile dai militari in guerra, adottato già nella Seconda Guerra Mondiale e tuttora usato anche dall’esercito italiano, si trasferì in Italia, dove risiedette per oltre quarant’anni. Visse a Pioppi, piccola frazione di Pollica in provincia di Salerno. Qui studiò insieme con sua moglie Margareth e alcuni amici e collaboratori le abitudini alimentari della popolazione locale. E qui, nel 1975, pubblicò “How to eat well and stay well, the Mediterranean way”, “Mangiar bene e stare bene, con la dieta mediterranea”, un trattato scientifico in cui si sanciscono i principi base della dieta mediterranea, vengono definiti tutti i vantaggi (molti) e gli svantaggi (pochi, anzi pochissimi) di questo sistema alimentare, e vengono persino riportate molte ricette, tutte rigorosamente preparate e assaporate dai coniugi Keys prima della pubblicazione del suo saggio. Questo libro costituisce quindi una pietra miliare nello studio dell’alimentazione mondiale, oltre che il fondamento della dieta mediterranea.

Oggi questa dieta è riconosciuta, apprezzata e invidiata in tutto il mondo.

Tutto è partito da qui, in Italia, patria della buona cucina, proprio in Campania, nel Cilento, a Pioppi, dove oggi sorge il “Museo vivente della Dieta Mediterranea”, in onore di quello studioso statunitense che acquistò una proprietà in una località da lui ribattezzata Minnelea, in ricordo della sua città Minneapolis e dell’antica Elea, dove visse una buona parte dei quasi centouno anni della sua lunga vita, nutrendosi dei prodotti di questa splendida terra. – Danilo Ruffo

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