“The Millionaire”: quando il cinema reinventa la letteratura

Differenze e affinità tra il film di Danny Boyle e il romanzo “Le dodici domande” di Vikas Swarup

Nel 2008, il regista britannico Danny Boyle firmava un capolavoro cinematografico: The Millionaire (Slumdog Millionaire), film vincitore di otto premi Oscar – tra cui miglior film, miglior regista e miglior sceneggiatura non originale – e capace di emozionare il pubblico di tutto il mondo.

Il film è molto più di una favola moderna ambientata in un quiz televisivo. È un viaggio crudo e potentissimo attraverso le mille facce dell’India: quella colorata e caotica, intrisa di musica e sogni bollywoodiani, ma anche quella più cupa, segnata da miseria estrema, sfruttamento minorile e violenza urbana. La storia di Jamal e di suo fratello Salim – che impara presto a usare la violenza per sopravvivere – ci mostra un mondo dove l’infanzia è un lusso, e dove si cresce imparando a difendersi, a mentire, a fuggire. Ma accanto all’India delle baraccopoli, degli inganni e dei soprusi, il film ci regala anche scorci di un’India piena di vitalità, capace di gioire nonostante tutto, con i suoi colori, i suoi sogni e la sua incredibile energia. Non è un’India da cartolina, né da villaggio vacanze: Boyle ci costringe a guardare anche ciò che non vorremmo vedere, a confrontarci con verità dure, che spesso preferiremmo ignorare. The Millionaire è una visione completa e spietata di un Paese complesso, che riesce – nonostante tutto – a far spazio alla speranza.

Eppure, pochi sanno che dietro la straordinaria parabola del giovane Jamal Malik si nasconde un libro altrettanto sorprendente, ma molto diverso: “Le dodici domande” (Q & A), romanzo di Vikas Swarup pubblicato in Italia da Guanda.

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Copertina del libro “Le dodici domande”, edizione italiana

La storia di Ram, nome del protagonista nel libro di Swarup, è una sola, ma ne contiene mille. Ogni episodio della sua vita – straordinaria, accidentata, spesso surreale – diventa la chiave per rispondere a una delle domande del quiz che lo porterà alla fama. Il romanzo si costruisce come un mosaico narrativo: ogni capitolo si apre con la domanda del quiz e il relativo montepremi, e da lì si dipana un ricordo, un’esperienza vissuta che dà senso e risposta. È un meccanismo narrativo brillante, che permette al lettore di scoprire, tassello dopo tassello, l’intero percorso di Ram, dalla strada alla ribalta. E attraverso la sua voce, l’autore ci conduce in un viaggio dentro l’India contemporanea, con le sue contraddizioni e le sue mille sfumature: un Paese in cui convivono baraccopoli e grattacieli, violenza e sogni, povertà estrema e lustrini di Bollywood. Comica e drammatica, dolceamara e crudele, la vicenda di Ram ricorda da vicino quella di un moderno Oliver Twist: un orfano senza potere che affronta la vita con coraggio e intelligenza, attraversando ogni angolo della società per trovare – forse – un posto nel mondo.

The Millionaire e Le dodici domande sono due capolavori distinti, ciascuno eccellente nel proprio ambito. Il film di Danny Boyle, con la sua forza visiva e narrativa, ha conquistato il pubblico mondiale diventando uno dei più grandi successi del cinema contemporaneo, mentre il romanzo di Vikas Swarup si distingue come un’opera letteraria di grande profondità, capace di raccontare l’India con originalità, ironia e intensità. Entrambi, con ritmi e toni diversi, sono esempi straordinari di come storie potenti possano emozionare e ispirare, rappresentando il meglio del cinema e della letteratura moderna.

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Copertina del dvd del film “The Millionaire”, edizione italiana

La storia di The Millionaire si apre in uno studio televisivo gremito. Il giovane Jamal Malik, cresciuto negli slum di Mumbai, è a un passo dal vincere 20 milioni di rupie nel quiz “Chi vuol essere milionario?”, la versione indiana dello storico game show. Ma un ragazzo povero, senza istruzione, può davvero conoscere tutte le risposte? Lo showmaster Prem Kumar – un uomo che disprezza chi, come lui un tempo, proviene dalla miseria – non crede alla buona fede del concorrente. Lo accusa di imbroglio e lo fa arrestare. Durante l’interrogatorio, Jamal ripercorre la sua vita, e scopriamo così che ogni risposta al quiz corrisponde a un momento chiave della sua esistenza: l’infanzia tra i rifiuti, il rapporto complesso col fratello Salim, la perdita e la ricerca dell’amore per Latika. Il programma è solo un mezzo: il vero scopo di Jamal è ritrovare la ragazza che ama. E, forse, anche riscattarsi da una vita di ingiustizie.

Nonostante il film sia ispirato al romanzo di Vikas Swarup, le differenze tra libro e pellicola sono numerose e sostanziali, a partire dai protagonisti stessi.

Nel libro, il giovane concorrente non si chiama Jamal Malik, ma Ram Mohammed Thomas: un nome che racchiude le tre religioni principali dell’India (indù, musulmana e cristiana). Un’identità complessa, simbolica, che riflette un’India multietnica e frammentata. Anche l’interesse amoroso cambia nome e contesto: Nita, la ragazza che Ram vuole liberare dalla schiavitù della prostituzione, è diversa dalla Latika cinematografica, figura dolente ma più romanzata.

Nel film, Salim è il fratello maggiore di Jamal, protettivo ma anche ambiguo, destinato a una vita criminale. Nel libro, invece, Salim è un amico d’infanzia e il più giovane tra i due. Il suo percorso è totalmente differente: non finisce in una gang, ma diventa un attore di Bollywood. Questo cambiamento nel film crea maggiore dramma e tensione narrativa, ma si discosta dalla realtà più ironica e frammentata del romanzo.

Anche il gioco televisivo, fulcro della vicenda, non è lo stesso. Nel libro si chiama “VVUM – Chi vuol vincere un miliardo?”, un quiz di fantasia. Boyle, nel film, decide invece di usare la versione indiana del celebre format internazionale, rendendo la storia più riconoscibile e aumentandone l’impatto mediatico.

Una delle differenze più rilevanti riguarda le motivazioni che spingono il protagonista a partecipare al quiz. Nel film, Jamal è mosso da una ragione romantica: sa che Latika guarda il programma ogni sera, e spera di ritrovarla attraverso lo schermo. Nel libro, invece, Ram partecipa al quiz con una motivazione più pratica e drammatica: vuole vincere per liberare Nita, pagando il suo riscatto da chi la tiene prigioniera.

Anche la struttura narrativa è molto diversa. Il romanzo di Swarup è più corale, quasi episodico: ogni risposta del quiz diventa l’occasione per raccontare un’avventura diversa, talvolta anche ironica o surreale, in uno stile vicino al realismo magico. Il film, invece, costruisce una linea narrativa più compatta e romantica, incentrata sul destino e sulla forza dell’amore.

Il Jamal di Boyle è più silenzioso, più “puro”, quasi un eroe inconsapevole. Il Ram del romanzo, invece, è un narratore attivo, ironico, che racconta le sue disavventure con consapevolezza e intelligenza.

Il film di Danny Boyle prende quindi molte libertà rispetto al libro di partenza, ma ne conserva lo spirito di fondo: la celebrazione di una vita di strada vissuta con dignità, l’idea che anche l’ultimo degli ultimi possa risalire, possa vincere, possa essere ascoltato.

Il romanzo è una riflessione polifonica sull’India contemporanea, ricco di dettagli sociali e politici. Il film, invece, è un racconto più universale, emotivo, cinematografico. Entrambi, però, raccontano il potere della resilienza, il legame tra conoscenza ed esperienza, e quella strana forma di giustizia che, a volte, la vita riserva a chi ha sofferto di più.

The Millionaire e Le dodici domande sono due opere diverse, con ritmi, toni e protagonisti differenti. Eppure, entrambi ci ricordano che la cultura non appartiene solo a chi ha studiato, e che la conoscenza può nascere anche dall’istinto, dal dolore, dalla strada. In un mondo dove tutto sembra già deciso, la possibilità di rispondere alla domanda giusta, nel momento giusto, può cambiare tutto.

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