Il sistema aeroportuale italiano ha una storia lunga e complessa. Molti aeroporti si sono sviluppati diventando oggi scali fondamentali per la mobilità nel nostro Paese e per collegare l’Italia con il resto del mondo. Alcuni, invece, sono rimasti lì, quasi silenti, non destinati a voli di linea, a uso e consumo di pochi appassionati.
Uno di questi è l’aeroporto di Salerno-Pontecagnano, oggi rinominato “Costa d’Amalfi”, situato a soli 21 km dal capoluogo e a 57 dal principale scalo della Campania, Napoli Capodichino.
Tutto ebbe inizio nel 1926, quando nasce un campo di fortuna voluto dal genio aeronautico. Solo pochi anni dopo, questa avio superficie fu utilizzata dal 20° stormo Aeroplani di Ricognizione. A comandarlo c’era il colonnello Mario Martucci, salernitano, decorato con una medaglia d’argento e una medaglia di bronzo al valor militare. A Martucci, nel 1933, dopo la sua morte, fu intitolato l’aeroporto.
Fu proprio nel 1933 che nacque la Scuola Provinciale di Volo a Vela, poi diventata qualche anno dopo, nel 1938, Scuola Nazionale di Volo Senza Motore.
Agli inizi degli anni Quaranta, l’ingegnere Pier Luigi Nervi, che collaborò con personaggi del calibro di Louis Kahn e Le Corbusier e autore – tra gli altri – del Teatro Augusteo di Napoli e di quello che oggi è lo stadio “Artemio Franchi” di Firenze, progettò l’hangar dell’aeroporto di Pontecagnano. Negli stessi anni l’aeroporto fu sede della Scuola di pilotaggio 1° periodo.
Nel 1943 l’aeroporto di Pontecagnano fu bombardato dagli alleati e poi, durante lo sbarco di Salerno, fu qui che questi si scontrarono con le forze tedesche.
Negli anni successivi nacquero un servizio meteorologico (1946), un aeroclub (Aero Club Salerno, nel 1952) e fu presentata una bozza dell’atto costitutivo di quello che nel 1981 divenne il Consorzio per l’Aeroporto di Pontecagnano.
Negli anni Sessanta l’Aeroporto di Salerno-Pontecagnano fu teatro di diverse manifestazioni aeree. Forse uno degli eventi storici più importanti dopo il bombardamento di cui abbiamo parlato poco sopra, fu lo sbarco della famiglia Kennedy, nel 1962. Ancora oggi molte celebrità usano questo scalo per sbarcare in Campania con i propri jet privati.
Successivamente, lo scalo ospita il 7° elinucleo dei Carabinieri (1975), il 9° nucleo elicotteri dei vigili del fuoco e la sezione locale dell’Associazione Nazionale Paracadutisti (1984).
Dopo la nuova torre di controllo costruita nel 1987, la storia dell’aeroporto arriva agli anni 2000. Dal 2007, infatti, questo scalo viene utilizzato solo da carabinieri, vigili del fuoco, scuole di pilotaggio e di paracadutismo. Nello stesso anno viene rimodernato con la costruzione di un terminal, la pista arriva a 1654 metri (ancora troppo corta per i classici velivoli a medio raggio utilizzato dalla maggior parte delle compagnie di linea) e viene dotata di tutte le tecnologie moderne per agevolare gli aerei in fase di decollo e atterraggio.
Oltre a jet privati di facoltosi passeggeri che abitualmente decollano e atterrano in questo scalo, si prova a sviluppare l’aeroporto anche verso un traffico di linea. Sono diverse le compagnie che effettuano – per brevi periodi – voli di linea e charter con velivoli in grado di utilizzare una pista così corta.
La centralità dell’aeroporto di Salerno è tale che nel 2013 questo scalo viene inserito tra i 31 aeroporti di interesse nazionale nel Piano Nazionale per lo Sviluppo Aeroportuale.
Nel 2017 la società che gestisce l’aeroporto di Napoli Capodichino, la Gesac, annuncia l’intenzione di creare un’integrazione tra gli aeroporti di Capodichino e di Salerno-Pontecagnano. Questa soluzione comporterebbe sia di alleggerire il traffico aereo su Napoli trasferendo alcuni dei voli su Salerno, sia di superare la cattiva gestione del Costa d’Amalfi avvenuta in tutti questi anni.
“Speriamo possa dare un contributo buono, siamo in una prima fase di lavoro con i colleghi di Salerno,” aveva commentato l’amministratore delegato di Gesac Armando Brunini nel 2017. “E’ chiaro che se crediamo che possa continuare il trend di crescita di Capodichino nei prossimi anni, e noi ci crediamo, l’articolazione su due scali può essere utile su diversi punti di vista. Criticità? Stiamo lavorando quindi mentre si lavora non racconto le cose su cui stiamo lavorando, e poi siamo all’inizio. Posso solo dire che veramente c’è un impegno, un’unione d’intenti, e questo è un buon presupposto. poi come sempre bisogna verificare che ci siano le condizioni per farla questa cosa”.
L’intenzione c’è, ma per una vera integrazione, con il trasferimento di alcuni voli da Napoli a Salerno, non si può non passare dall’allungamento della pista del Costa d’Amalfi, finora troppo corta per velivoli come il Boeing 737 o l’Airbus 320, ad oggi utilizzati dalla maggior parte delle compagnie del mondo per i voli a medio raggio. Anche da quelle che “affollano” lo scalo di Capodichino. – Danilo Ruffo