Diana Spencer nacque il 1° luglio 1961 a Sandringham, nel Norfolk, all’interno dell’aristocrazia britannica, ma fu la sua umanità – più che il suo lignaggio – a farla entrare nel cuore delle persone. Cresciuta tra le tenute della regina Elisabetta, figlia di Edward John Spencer e Frances Ruth Burke Roche, visse da vicino la nobiltà inglese, pur segnata da un’infanzia difficile a causa del divorzio dei genitori. Dopo gli studi in Inghilterra e in Svizzera, iniziò a lavorare come assistente in un asilo, lontana dai riflettori.
Nel 1980 la sua vita cambiò per sempre: la sua amicizia con Carlo, principe del Galles, si trasformò in amore. L’annuncio del fidanzamento nel febbraio 1981 e il sontuoso matrimonio nella Cattedrale di St. Paul il 29 luglio, seguito da milioni di persone nel mondo, la resero una figura pubblica globale. Da quel momento, “Lady D” non fu più solo una principessa: divenne un’icona.
Nel 1982 nacque il primogenito William, seguito da Harry nel 1984. Diana si affermò rapidamente come simbolo di grazia, eleganza e stile, ma anche di profonda sensibilità. Fu proprio la sua empatia – unita a un carisma naturale – a trasformarla nella “Principessa del Popolo”. Attenta alle cause sociali, si batté per i malati di AIDS, per i senzatetto, per i bambini, per l’abolizione delle mine antiuomo. E lo fece sempre in prima persona, senza paura di toccare con mano la sofferenza.
Dietro la favola, però, c’erano dolore e fragilità. Il matrimonio con Carlo fu segnato da crisi, tradimenti e un’attenzione mediatica spietata. Diana soffrì di depressione post-partum, disturbi alimentari e di un’insicurezza costante, alimentata dalla pressione pubblica. Dopo la separazione ufficiale nel 1992, nel 1996 arrivò il divorzio, accompagnato da un clamore mediatico senza precedenti. Perse il titolo di “Sua Altezza Reale”, ma non la sua forza comunicativa né l’amore del popolo.
Anche da divorziata, continuò a essere uno dei volti più amati e fotografati del mondo. Accanto alla sua popolarità, Diana mostrava un desiderio sincero di normalità, educando i suoi figli al contatto con la vita reale, portandoli nei fast food, sugli autobus, negli ospedali. Fu madre prima ancora che principessa.
La notte del 31 agosto 1997, Diana morì a Parigi in un tragico incidente stradale insieme al compagno Dodi Al-Fayed e all’autista Henri Paul, mentre cercavano di sfuggire ai paparazzi. La sua morte generò un’ondata di lutto senza precedenti, che colse impreparata anche la stessa famiglia reale, criticata per la sua freddezza iniziale.
Il funerale, seguito da milioni di persone in tutto il mondo, fu uno dei momenti più toccanti della storia contemporanea britannica. Le immagini dei giovani William e Harry che seguono il feretro della madre fecero il giro del mondo. Elton John, amico di Diana, le dedicò una toccante versione della sua Candle in the Wind, i cui versi cantavano:
Goodbye England’s rose;
May you ever grow in our hearts.
You were the grace that placed yourself
Where lives were torn apart.
Lady Diana ha incarnato il passaggio tra la monarchia tradizionale e un’era moderna, dominata dai media e dal bisogno di empatia. In un mondo che cambiava, lei fu la voce del cuore, l’immagine di una nobiltà nuova: meno distante, più umana, più vera. E, per molti, resterà per sempre “la rosa d’Inghilterra”.