Vikram Chandra è una delle voci più interessanti e raffinate della letteratura indiana contemporanea in lingua inglese, capace di muoversi con disinvoltura tra letteratura, cinema, programmazione informatica e serialità televisiva.
Nato a New Delhi, ha trascorso parte della sua giovinezza al Mayo College di Ajmer, Rajasthan, prima di trasferirsi brevemente allo St. Xavier’s College di Mumbai. Ma è negli Stati Uniti che inizia il suo percorso accademico e creativo più profondo: si laurea nel 1984 in Letteratura Inglese con specializzazione in scrittura creativa al prestigioso Pomona College, in California. In seguito, si iscrive alla scuola di cinema della Columbia University di New York, dove, in una casuale visita alla biblioteca, trova l’autobiografia del Colonnello James “Sikander” Skinner, figura affascinante e contraddittoria del XIX secolo, nato da madre indiana e padre britannico. Questo incontro diventerà la scintilla creativa per il suo primo romanzo, Red Earth and Pouring Rain, che lo porterà ad abbandonare il cinema per dedicarsi completamente alla scrittura.
Il romanzo nasce nei programmi di scrittura della Johns Hopkins University e della University of Houston, dove Chandra lavora con maestri del calibro di John Barth e Donald Barthelme. Ottiene un MA e un MFA, mentre continua a insegnare letteratura e scrittura, alternando questa attività con consulenze come programmatore informatico per clienti come il Houston Zoo e organizzazioni no-profit. Red Earth and Pouring Rain, pubblicato nel 1995, riceve il plauso della critica e viene premiato con il Commonwealth Writers Prize per il miglior primo libro e il David Higham Prize for Fiction.
Nel 1997 esce Love and Longing in Bombay, una raccolta di racconti che rafforza la sua reputazione. Il libro vince il Commonwealth Writers Prize per il miglior libro (regione Eurasia), viene selezionato per il Guardian Fiction Prize e inserito tra i migliori libri dell’anno da testate come The New York Times, The Guardian, The Independent e Outlook. I racconti “Dharma” e altri vengono pubblicati su The New Yorker e The Paris Review, consolidando il suo stile lirico, riflessivo e profondo.
Ma è con Sacred Games, il monumentale romanzo pubblicato nel 2006, che Chandra entra definitivamente nella cultura popolare globale. L’opera, una densa e stratificata epopea criminale ambientata a Mumbai, riceve premi internazionali e, nel 2018, viene adattata da Netflix nella prima serie originale indiana della piattaforma. Sacred Games diventa un successo mondiale, lodato dalla critica internazionale per il suo stile visivo audace e la capacità di fondere noir, spiritualità, politica e realismo sociale. La serie viene definita “il Narcos indiano”, ma riesce a superare i confronti grazie a una narrazione più ricca, profonda e visivamente mozzafiato. Chandra partecipa alla produzione come executive producer, garantendo l’aderenza della serie al tono e alla visione originaria del romanzo.
Accanto alla narrativa, Chandra ha coltivato da sempre una passione per la tecnologia. Il suo saggio Mirrored Mind: My Life in Letters and Code (2013), pubblicato a livello internazionale come Geek Sublime, riflette proprio su questa dualità: quella tra scrittura creativa e programmazione. Il libro, che analizza i legami tra estetica, linguaggio, logica e bellezza – sia nella letteratura che nel codice – è stato finalista al National Book Critics Circle Award ed è stato inserito nelle classifiche dei migliori libri dell’anno da The New York Times, Wired, NPR, The Telegraph e molti altri.
Nel solco di questa riflessione tra linguaggi, Vikram Chandra ha fondato Granthika, una startup tecnologica che mira a reinventare il modo in cui leggiamo e scriviamo. Granthika è un editor innovativo che consente agli scrittori di inserire semantica nei propri testi, creando strutture narrative più intelligenti e facilitando la gestione di elementi complessi come eventi, personaggi e cronologie.
Parallelamente alla sua carriera letteraria e tecnologica, Chandra ha collaborato anche con il cinema indiano, co-scrivendo Mission Kashmir (2000), film con Sanjay Dutt, Hrithik Roshan e Preity Zinta. Non sorprende, quindi, che provenga da una famiglia profondamente legata al mondo del cinema e della narrazione: sua madre Kamna è sceneggiatrice di celebri film hindi come Prem Rog e 1942: A Love Story, mentre la sorella Tanuja Chandra è una nota regista. L’altra sorella, Anupama Chopra, è una delle più celebri critiche cinematografiche indiane.
Nel giugno 1997, The New Yorker lo include in una celebre foto dedicata ai più importanti scrittori indiani contemporanei. Oggi le sue opere sono tradotte in più di venti lingue, e nel 2015 Chandra ha ricevuto la prestigiosa Guggenheim Fellowship. Attualmente vive tra Mumbai e Berkeley, California, dove insegna scrittura creativa all’Università della California.
Vikram Chandra incarna perfettamente l’anima dell’intellettuale globale del XXI secolo: scrittore raffinato, innovatore tecnologico, professore e produttore, capace di attraversare mondi apparentemente opposti – come l’estetica letteraria e gli algoritmi – e unirli in una visione coerente, colta e profondamente contemporanea.
I suoi romanzi e raccolte di racconti hanno saputo fondere l’immaginario epico e mitologico dell’India con una narrazione moderna, intensa e ricca di sfumature. Non è solo un romanziere, ma un vero narratore di mondi, un autore capace di scavare nel cuore della cultura indiana, raccontando le trasformazioni sociali, i contrasti tra antico e moderno, e l’intreccio di tradizioni millenarie con la frenesia del presente.
La sua scrittura si distingue per la capacità di alternare una prosa poetica e avvolgente a descrizioni vivide e concrete, rendendo i suoi testi non solo delle storie, ma esperienze immersive che catturano il lettore. Nei suoi libri, Chandra riesce a far convivere spiritualità e modernità, antichi miti e metropoli inquiete, offrendo un affresco dell’India che non si limita agli stereotipi, ma ne indaga la vera essenza, fatta di contraddizioni, luci e ombre.
Uno dei tratti più affascinanti della sua narrativa è l’uso della tradizione epica e orale indiana, rielaborata in chiave contemporanea. I suoi racconti sembrano spesso attraversati dalla voce di antichi narratori, ma al tempo stesso si collocano saldamente nel presente, con trame che parlano di corruzione, potere, tecnologia e globalizzazione. Questa combinazione di passato e presente, di sacro e profano, conferisce ai suoi libri una ricchezza narrativa straordinaria.
La grandezza di Vikram Chandra sta proprio nella sua straordinaria versatilità: sa muoversi tra generi e registri diversi, mantenendo sempre una scrittura intensa, estremamente raffinata e profondamente umana. La sua prosa, infatti, ha una qualità poetica rara e preziosa. Leggere Chandra è come leggere una poesia: le sue parole scorrono come un fiume, avvolgono il lettore e lo trasportano completamente all’interno della storia, facendo vibrare le emozioni e creando immagini vivide, quasi tattili. Ogni sua pagina sembra cesellata con cura, con una scelta lessicale elegante e una musicalità che conferisce un ritmo unico alla narrazione. È un autore che merita di essere letto non solo per comprendere l’India contemporanea, con le sue contraddizioni e bellezze, ma anche per scoprire il potere della narrazione come strumento di conoscenza, di introspezione e di connessione tra culture, tempi e mondi apparentemente lontani.