Parlare di scrittura significa inevitabilmente confrontarsi con chi, della scrittura, ha fatto non solo un mestiere, ma una vocazione instancabile. Stephen King è uno di questi casi rari: autore prolifico, tradotto in tutto il mondo, capace di costruire universi narrativi che hanno segnato l’immaginario collettivo per decenni. Ma King non è solo il “maestro dell’horror”; è anche un acuto osservatore del processo creativo e un instancabile divulgatore della scrittura intesa come mestiere concreto, fatto di disciplina, metodo e di risultati economici. Nel saggio Everything You Need to Know About Writing Successfully – in Ten Minutes, pubblicato originariamente nel 1986 e poi riproposto in un manuale due anni dopo, King affronta il tema con la sua consueta schiettezza. Il titolo promette una formula magica in dieci minuti, ma l’autore stesso ironizza sul fatto che la lettura richiederà almeno il doppio del tempo. È in tono disinvolto, quasi colloquiale, che King riesce a trasmettere in modo diretto e accessibile ciò che ha imparato sul campo, spesso a caro prezzo.
I suoi consigli non sono rivolti a chi sogna premi letterari o riconoscimenti accademici, ma a chi desidera vivere di scrittura, guadagnare con i propri testi, entrare davvero nel mercato editoriale. La sua definizione di “talento”, infatti, è legata non tanto a una questione stilistica o culturale, quanto alla capacità di pubblicare e vendere. In questo senso, King si allontana dalle visioni più romantiche o intellettualistiche della letteratura, e offre un punto di vista pragmatico, disincantato, ma non per questo cinico. Questo saggio è dunque molto più di una lista di trucchi per aspiranti autori: è una dichiarazione d’intenti, un manuale sincero e irriverente, che racconta cosa significhi davvero scrivere con successo secondo uno degli autori più venduti e letti del nostro tempo.
Il cuore della filosofia di King e il punto focale del suo “apprendimento in dieci minuti” risiede nella sua storia personale. Quando era un quattordicenne matricola al liceo, King si cacciò nei guai pubblicando un giornale satirico chiamato “The Village Vomit”, che prendeva in giro i suoi insegnanti in modo “scatologico e francamente crudele”. Questo incidente lo portò nell’ufficio del preside e, sebbene non fu sospeso, gli fu assegnato un lavoro come redattore sportivo per il “Lisbon Enterprise”, un settimanale locale. Fu qui che incontrò John Gould, l’editore che King attribuisce come la persona che gli insegnò “tutto ciò che sa sulla scrittura in dieci minuti”.
La lezione di Gould fu illuminante. King gli consegnò due articoli su una partita di basket liceale: uno di cronaca e un pezzo di approfondimento. Gould approvò il pezzo di cronaca con solo due piccole correzioni, ma si avventò sul pezzo di approfondimento con una “grande penna nera”, trasformandolo radicalmente. L’esempio fornito mostra come Gould eliminò frasi ridondanti, aggettivi superflui e giri di parole altisonanti. Ad esempio, “Last night, in the well-loved gymnasium of Lisbon High School, partisans and Jay Hills fans alike were stunned by an athletic performance unequaled in school history: Bob Ransom, known as ‘Bullet’ Bob for both his size and accuracy, scored thirty-seven points. He did it with grace and speed … and he did it with an odd courtesy as well, committing only two personal fouls in his knight-like quest for a record which has eluded Lisbon thinclads since 1953…” divenne “Last night, in the Lisbon High School gymnasium, partisans and Jay Hills fans alike were stunned by an athletic performance unequaled in school history: Bob Ransom scored thirty-seven points. He did it with grace and speed … and he did it with an odd courtesy as well, committing only two personal fouls in his quest for a record which has has eluded Lisbon’s basketball team since 1953…”.
La reazione iniziale di King non fu di orrore, ma di “rivelazione”. Gould riassunse la sua lezione con la semplice frase: “Ho tolto solo le parti brutte, sai.”. King capì immediatamente il profondo significato di questa affermazione: che la maggior parte del suo testo era già buona, e che il segreto per migliorarla era l’eliminazione, non l’aggiunta. Questa lezione trasformò radicalmente il suo processo di scrittura: prima, le sue seconde bozze erano più lunghe delle prime; dopo, le seconde bozze erano significativamente più corte. Questa consapevolezza, secondo King, gli ha permesso di vivere di scrittura senza mai “lavorare” un giorno nella sua vita. La storia serve a sottolineare che King “vide, ascoltò e imparò”, un punto che egli enfatizza per coloro che aspirano a scrivere.
Dopo questa fondamentale introduzione, King presenta i suoi dodici (undici numerati più uno finale) principi chiave, che ritiene “tutto ciò che devi sapere sulla scrittura di successo”. Sebbene egli stesso riconosca che gran parte di questi consigli potrebbe essere già nota a chi si interessa di scrittura, li ripropone con l’autorità di chi ha raggiunto un enorme successo finanziario e di critica.
1. Sii dotato (Be talented). King offre una definizione provocatoria di talento. Per lui, un autore è talentuoso se il suo lavoro viene pubblicato, pagato, e se l’assegno non viene respinto. Rifiuta i giudizi critici convenzionali sul “buono” o “cattivo” nello scrittore, affermando che “nel contesto del marketing, l’unico scrittore cattivo è quello che non viene pagato”. La sua visione è brutalmente pratica: se non si ha talento (definito come successo commerciale), si dovrebbe sapere quando smettere, sebbene il momento esatto sia soggettivo. King suggerisce che i segnali di progresso (note personali sui rifiuti, lettere, telefonate) sono indicatori importanti, ma se non ci sono, “devi a te stesso di evitare il più possibile l’autoillusione”.
2. Sii ordinato (Be neat). Questo punto si concentra sulla presentazione del manoscritto. King insiste sull’importanza di scrivere a macchina (o al computer, per estensione moderna), usare la doppia spaziatura e una carta bianca di buona qualità. Un manoscritto pulito e professionale è un segno di rispetto per il lavoro e per l’editore.
3. Sii autocritico (Be self-critical). King sostiene che se non si apportano molte modifiche al manoscritto, si è fatto un lavoro pigro. “Solo Dio fa le cose bene la prima volta”, afferma, incoraggiando gli scrittori a non essere trascurati nel processo di revisione. Questo si collega direttamente alla lezione di John Gould sull’importanza di migliorare eliminando le “parti brutte”.
4. Rimuovi ogni parola superflua (Remove every extraneous word). Questo è un corollario diretto della lezione di Gould. King invita gli scrittori ad “arrivare al punto” e a eliminare la “spazzatura in eccesso”. Se, dopo aver rimosso il superfluo, non si riesce a trovare il punto, il consiglio è di strappare il testo e ricominciare o tentare qualcosa di nuovo.
5. Mai consultare un libro di riferimento durante la prima stesura (Never look at a reference book while doing a first draft). King è categorico su questo punto. La prima bozza deve essere un flusso ininterrotto di pensiero, una “trance dello scrittore”. Dizionari, enciclopedie e soprattutto i thesaurus devono essere banditi. Qualsiasi parola che si deve cercare in un thesaurus è la parola sbagliata. Se si è incerti sull’ortografia o su un dettaglio (come la città più grande del Brasile), si può scrivere qualcosa di provvisorio e correggerlo in seguito. L’imperativo è “Quando ti siedi a scrivere, scrivi. Non fare nient’altro”.
6. Conosci i mercati (Know the markets). King critica l’ignoranza degli scrittori che inviano storie inappropriate alle riviste sbagliate. Invita gli scrittori a leggere le pubblicazioni del genere in cui intendono scrivere per comprendere i ritmi editoriali, i gusti e le tendenze di una rivista. Capire il mercato non solo aiuta a indirizzare correttamente il racconto attuale, ma può anche influenzare storie future e portare a una vendita.
7. Scrivi per intrattenere (Write to entertain). King contesta l’idea che la “fiction seria” non possa essere divertente o intrattenere. Citando autori come Charles Dickens, Jane Austen, John Steinbeck e William Faulkner, King afferma che le idee “serie” devono sempre servire la storia, e non il contrario. “Se vuoi predicare, procurati un pulpito”, consiglia. La priorità è sempre la narrazione.
8. Chiediti spesso, “Mi sto divertendo?” (Ask yourself frequently, “Am I having fun?”). Se la risposta è costantemente “no”, allora è tempo di un nuovo progetto o addirittura di una nuova carriera. Questo suggerimento evidenzia l’importanza del piacere nel processo creativo e come la mancanza di esso possa essere un segnale per un cambiamento.
9. Come valutare le critiche (How to evaluate criticism). King suggerisce di mostrare il proprio lavoro a circa dieci persone e di ascoltare attentamente i loro feedback. La chiave è cercare la coerenza: se più persone segnalano lo stesso problema (ad esempio, una trama che non funziona, un personaggio poco credibile), allora è quasi certo che il problema esista e debba essere corretto, anche se l’autore ama quella parte. Se, al contrario, le critiche sono frammentate e ognuno indica un problema diverso, King consiglia di ignorarle tranquillamente.
10. Osserva tutte le regole per la corretta presentazione (Observe all rules for proper submission). Questo è un punto pratico e basilare: includere il francobollo di ritorno e la busta pre-indirizzata. Sono le piccole ma essenziali regole di cortesia professionale.
11. Un agente? Per ora, dimenticalo (An agent? Forget it. For now). King sostiene che gli agenti non sono necessari per gli scrittori alle prime armi, perché il 10% di niente è pur sempre niente. Incoraggia gli scrittori a proporsi da soli, inviando lettere di richiesta agli editori per i romanzi e seguendo con capitoli campione o manoscritti completi. La sua “Prima regola di Stephen King per scrittori e agenti” è stata imparata dalla sua amara esperienza personale: “Non ne hai bisogno finché non stai guadagnando abbastanza perché qualcuno te lo rubi… e se stai guadagnando così tanto, potrai scegliere tra i migliori agenti”.
(12) Se è brutto, uccidilo (If it’s bad, kill it). Questo è il dodicesimo consiglio di King. Sebbene non sia numerato, questo punto riassume l’atteggiamento implacabile che uno scrittore deve avere nei confronti del proprio lavoro. “Quando si tratta di persone, l’eutanasia è contro la legge. Quando si tratta di finzione, è la legge”, afferma King. Questo è un invito alla spietata auto-revisione e alla capacità di eliminare ciò che non funziona, anche se si è affezionati.
Questa lezione di Stephen King sulla scrittura si chiude con la dichiarazione che “questo è tutto ciò che devi sapere” e che, se si ascolta, si può scrivere “tutto e qualsiasi cosa si voglia”. La forza della sua “Guida” risiede nella sua accessibilità e nella sua filosofia senza fronzoli. King smantella l’idea romantica della scrittura come un’attività puramente artistica, elevando invece la disciplina, l’autocritica, la comprensione del mercato e la capacità di eliminare il superfluo a pilastri fondamentali del successo. La sua esperienza con John Gould è l’epitome del suo approccio: la scrittura non è solo ciò che si aggiunge, ma, forse ancora più importante, ciò che si ha il coraggio di togliere. La lezione di Gould, “Ho tolto solo le parti brutte”, risuona in ogni consiglio di King, spingendo gli aspiranti scrittori a una revisione meticolosa e a una comunicazione chiara ed efficace. King nel testo offre dunque una road map pragmatica per trasformare una passione in una carriera sostenibile, non in dieci minuti di ascolto passivo, ma attraverso un’applicazione diligente e una rigorosa autovalutazione.