George R.R. Martin, riflessioni sul Premio John W. Campbell e la “Classe del 1978”

Nel saggio The Preface That Never Was, George R.R. Martin racconta con passione e ironia la nascita e l’evoluzione di un’antologia dedicata ai finalisti del Premio John W. Campbell per il miglior nuovo scrittore di fantascienza. Ma soprattutto, ci consegna una visione vivida e coinvolgente del ruolo che il genere ha avuto – e deve continuare ad avere – nel sostenere le voci emergenti, quelle capaci di innovare e scuotere le fondamenta della narrativa di genere

Il saggio “The Preface That Never Was” di George R.R. Martin ci offre uno sguardo privilegiato su un pezzo di storia della fantascienza, fungendo da introduzione al sesto volume mai pubblicato della serie antologica “John W. Campbell Awards/New Voices”. Scritto nel marzo del 1986, poco prima che la Bluejay Books, la casa editrice, fallisse, questo testo doveva presentare la “Classe del 1978”, i finalisti e il vincitore del John W. Campbell Award di quell’anno. L’autore, che fu a sua volta finalista nel 1973, non solo introduce l’antologia ma riflette profondamente sul significato del premio, sull’eredità di John W. Campbell Jr. e sull’impatto che questo riconoscimento ha avuto sulle carriere di molti scrittori emergenti, in particolare sui luminari del 1978.

Al centro di queste riflessioni vi è la figura imponente di John Wood Campbell, Jr., il cui nome è indissolubilmente legato all’età d’oro della fantascienza. Campbell ha trasformato il panorama del genere dirigendo la rivista dominante del settore, prima Astounding e poi Analog, per tre decenni tumultuosi fino alla sua morte improvvisa nel 1971. La sua peculiarità e il suo genio risiedevano nella sua passione per la scoperta e l’incoraggiamento di nuovi talenti. A differenza di molti editori, Campbell leggeva personalmente ogni manoscritto che gli arrivava, senza l’ausilio di assistenti o lettori di “slush pile”. Spesso, le sue risposte di critica e incoraggiamento erano tanto lunghe quanto i racconti che rifiutava, purché avesse percepito “l’odore di un talento giovane e fresco”. Il successo del suo approccio è testimoniato da una lista impressionante di autori che ha lanciato o riscoperto, tra cui giganti come Isaac Asimov, Robert A. Heinlein, Frank Herbert, Jerry Pournelle, Anne McCaffrey e molti altri.

È in questo contesto di mecenatismo e scoperta che nasce il John W. Campbell Award. Istituito nel 1973 sotto la sponsorizzazione della Conde Nast Publications, editori di Analog, il premio è stato concepito per onorare il miglior nuovo scrittore di fantascienza dei due anni precedenti. Nonostante non sia un Hugo Award, i finalisti e il vincitore del Campbell vengono scelti con lo stesso metodo degli Hugo, tramite nomination e votazione dei fan. È l’unico premio non-Hugo attualmente ammesso sulla scheda di votazione annuale degli Hugo. Il primo vincitore nel 1973 fu Jerry Pournelle, con George Alec Effinger che arrivò secondo, tanto vicino da ricevere una targa speciale. Una nomination al Campbell era ed è tuttora “un modo splendido per un nuovo arrivato nel campo della fantascienza di lanciare la propria carriera, e assicura al vincitore molta attenzione negli anni a venire”.

L’idea stessa della serie antologica “New Voices” nacque da una conversazione in una festa di convention nel 1973. George R.R. Martin, frustrato dal fatto che il Premio Campbell non avesse un’antologia dedicata, a differenza degli Hugo e dei Nebula, espresse ad alta voce il suo disappunto. Due editori di nome Dave (Dave Harris e Dave Hartwell) lo incoraggiarono a intraprendere il progetto. Così, Martin si impegnò a raccogliere storie dai candidati del 1973. Sebbene i “due Dave” non finirono per pubblicare la serie, Macmillan la acquisì, anche se il primo volume uscì solo nel 1977. Martin sottolinea che, nonostante i ritardi, l’importante non era la tempestività, ma la qualità delle antologie.

Dodici anni dopo la sua istituzione, nel 1985, il premio Campbell aveva già costruito una reputazione formidabile. La lista dei suoi finalisti e vincitori dal 1973 al 1985 “sembra un Who’s Who dei giovani talenti emergenti della fantascienza degli anni ’70 e ’80”. Ancora più impressionante del loro tasso di successo è la diversità stilistica che si riscontra tra i finalisti del Campbell. Sebbene il premio porti il nome di Campbell e includa scrittori di fantascienza “hard” come James Hogan e Charles Sheffield, le votazioni hanno spaziato ampiamente, includendo fantasisti come Stephen R. Donaldson ed Elizabeth A. Lynn, autori horror come Lisa Tuttle e Tom Reamy, scrittori umoristici come George Alec Effinger e Spider Robinson, epica spaziale, studi di personaggi, prosa d’avanguardia, visioni future uniche, romanticismo, alieni, e persino i pionieri del cyberpunk come Bruce Sterling. Questa varietà dimostra la capacità del premio di riconoscere e celebrare un’ampia gamma di voci innovative all’interno del genere.

La Classe del 1978

Il saggio di Martin si concentra poi specificamente sulla “Classe del 1978”. I cinque finalisti di quell’anno, scelti dai fan durante l’Iguanacon a Phoenix, Arizona, furono Orson Scott Card, Jack L. Chalker, Stephen R. Donaldson, Elizabeth A. Lynn e Bruce Sterling. Jack Chalker era alla sua seconda nomination, avendo perso contro C.J. Cherryh nel 1977, mentre gli altri quattro erano nuove entrate. La vittoria di Orson Scott Card fu considerata una sorpresa, dato che Donaldson e Chalker erano i favoriti. Nonostante le discussioni post-premio e le congetture su chi avrebbe avuto successo, la “Classe del 1978” smentì tutti: “sono tutti diventati successi clamorosi”.

Martin delinea i percorsi notevoli di questi scrittori.

Jack L. Chalker è diventato uno degli autori più prolifici tra i finalisti del Campbell, pubblicando “più romanzi di qualsiasi altro finalista della classe del 1978, probabilmente più di qualsiasi altro finalista del Campbell di qualsiasi anno”. I suoi romanzi, serie, trilogie e tetralogie sono fluite dal suo elaboratore di testi “in un torrente impetuoso”.

Bruce Sterling era forse il meno conosciuto dei finalisti nel 1978, ma è poi diventato il “capo de facto dell’ultimo movimento letterario della fantascienza, i ‘cyberpunk’ o ‘tecnologi fuorilegge'”. Ha prodotto alcune delle opere più memorabili e controverse degli anni ’80, tra cui Involution Ocean, The Artificial Kid e Schismatrix, e le sue storie Shaper/Mech. La sua ascesa lo ha portato a essere regolarmente nominato per gli Hugo e i Nebula.

Elizabeth A. Lynn si è distinta nel fantasy moderno, vincendo due premi World Fantasy Convention nel 1980 per il suo romanzo Watchtower e il racconto “The Woman Who Loved the Moon”. È nota per la sua superba trilogia Chronicles of Tornor e il romanzo per giovani adulti The Silver Horse.

Stephen R. Donaldson è diventato un nome familiare grazie alle sue celebri serie The Chronicles of Thomas Covenant e The Second Chronicles of Thomas Covenant.

Infine, il vincitore, Orson Scott Card, ha proseguito dalla vittoria del Campbell per competere regolarmente per gli Hugo e i Nebula, diventando una delle voci più autorevoli e influenti nel campo della critica e della scrittura. Il suo lavoro spazia dalla fantascienza hard all’horror e al fantasy. Card stesso riflette sull’impatto profondo del premio: “Il Campbell Award, che mi fu dato a sorpresa, da sconosciuti, ebbe un potente effetto sulla mia fiducia nella mia capacità di muovere le persone con la prosa narrativa”. Egli ammette che prima di allora era sicuro solo della sua carriera di drammaturgo, e la narrativa era solo un passatempo. Il premio ha cambiato la sua direzione, spingendolo a concentrarsi sul “padroneggiare le tecniche del raccontare storie a uno sconosciuto invisibile”. Card si meraviglia ancora di aver ricevuto il premio, dato che all’epoca non aveva mai partecipato a una convention di fantascienza, non aveva pubblicato un libro e solo tre dei suoi racconti erano apparsi, con solo Ender’s Game che aveva attirato attenzione. Egli vede questo come un segno positivo del fandom, che il premio potesse essere vinto da un “outsider con un corpus di opere molto piccolo”. Card sente un obbligo di assicurarsi che la qualità del suo lavoro futuro sia tale da giustificare la sua vittoria.

Al momento della stesura del saggio, il romanzo più recente di Card, “Ender’s Game” — un’espansione del racconto che aveva lanciato la sua carriera e lo aveva aiutato a vincere il Campbell nel 1978 — era destinato a dominare le categorie romanzo degli Hugo e Nebula di quell’anno. Indipendentemente da quanti trofei Ender’s Game avrebbe portato a casa, Martin conclude che Orson Scott Card, “come il resto della Classe del 1978, è qui per restare, e i lettori di fantascienza sono tutti più ricchi grazie a loro”.

Il saggio di George R.R. Martin è una testimonianza commovente del potere trasformativo di un premio ben meritato e della lungimiranza di un editore che ha saputo riconoscere e nutrire le voci emergenti che avrebbero plasmato il futuro della fantascienza.

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