Nel suo discorso ad Ambercon 3, tenutosi a Wichita, Kansas, il 31 maggio 1981, un giovane ma già affermato George R.R. Martin ha condiviso un segreto che, a suo dire, “tutti i fan vogliono sapere”. Con il suo caratteristico umorismo autoironico, Martin ha scherzosamente eluso le aspettative tipiche del pubblico, rifiutandosi di rivelare come “fare colpo a una convention”, giocare a poker contro Mike Glicksohn, vincere il “Balrog Award” o accedere alle “feste segrete dei professionisti”. Invece, ha promesso di svelare il “segreto del [suo] successo come scrittore!”.
Le motivazioni dietro questa rivelazione sono presentate con un cinismo divertito. Martin nega di voler aiutare gli altri scrittori, di voler arricchire il campo della fantascienza o semplicemente di essere a corto di argomenti per il suo discorso. La vera ragione, afferma, è che “è troppo tardi per voi, tutti voi. Siete troppo vecchi”. Il suo segreto, per essere efficace, richiede di iniziare “davvero giovani”. Di conseguenza, il consiglio è destinato a coloro che desiderano crescere i propri figli affinché diventino “come lui”, aspirando a vincere premi prestigiosi come l’Hugo, il Nebula, o persino il “Balrog Award”. Il percorso proposto da Martin si articola in diverse fasi, iniziando con la necessità di avere figli, un passaggio che, con una battuta, rimanda ancora una volta alla questione del “fare colpo a una convention”.
Il secondo passo nel processo di crescita di uno scrittore, secondo Martin, è “annoiarli”. L’oratore attinge alla propria esperienza personale, essendo nato e cresciuto a Bayonne, New Jersey, una città descritta con un misto di affetto e disillusione come la “città regina della costa orientale”. Nonostante la sua vicinanza a luoghi “peccaminosi” e “vivaci” come Staten Island, Newark, Jersey City e Hoboken, Martin afferma di non aver mai lasciato Bayonne fino all’università. Questa mancanza di stimoli esterni è stata, a suo dire, essenziale per il suo sviluppo come scrittore.
Martin spiega che tutti gli individui hanno un profondo bisogno interiore di stimolazione, eccitazione e avventura, specialmente durante la crescita. Coloro che trovano queste esperienze all’esterno – viaggiando, incontrando persone interessanti – tendono a diventare “normali esseri umani, invece di scrittori”. Egli, invece, è stato “più fortunato”. A Bayonne, le attività più emozionanti includevano osservare le macchie d’olio che galleggiavano sul Kill Von Kull o giocare a stickball in un parcheggio. Il luogo più eccitante in cui recarsi era Secaucus, dove si vociferava ci fossero allevamenti di maiali. L’assenza di avventura nel mondo esterno lo ha costretto a “cercare dentro invece che fuori, e a trovare avventure nella propria testa”. Questo concetto è paragonato al principio scientifico secondo cui le persone nelle vasche di deprivazione sensoriale fantasticano di più. La sua testa, crescendo a Bayonne, era “positivamente fermentata di sogni ad occhi aperti”, un processo che gli scrittori chiamano “immaginazione”. Martin critica l’approccio moderno di stimolare eccessivamente le menti dei bambini con “giocattoli creativi e televisori”, che a suo parere produce solo “contabili”. Il modo per iniziare un aspirante scrittore è invece “annoiarlo a morte”, suggerendo di vivere in luoghi come Bayonne o Wichita, piuttosto che San Francisco o Parigi.
Il terzo passo è la lettura, sebbene Martin la consideri meno essenziale della noia. Imparare a leggere non è stato facile per lui. La sua esperienza nella scuola elementare Mary Jane Donohoe è stata segnata da “Readers” (libri di testo) che, ironicamente, producevano “Non-Lettori”. Le storie di “Dick e Jane e la piccola Sally” erano incredibilmente noiose e non avevano alcuna attinenza con la sua realtà di Bayonne. Martin confessa di aver amato la scena del mostro di Frankenstein di Boris Karloff che annega la bambina in uno stagno, immaginando che fosse la noiosa Sally.
La soluzione per insegnare a leggere agli aspiranti scrittori, afferma Martin, non è la scuola, ma i fumetti. I fumetti erano la sua “salvezza”. A differenza dei Readers, i fumetti avevano “immagini in cui qualcuno volava o picchiava qualcuno”, mentre in quelli della scuola “la piccola Sally piangeva per la sua piccola barca rossa”. Personaggi come Batman e Wonder Woman (che Martin sentiva essere “superiore a Jane”, anche se non poteva spiegarne il motivo) o Krypto il Superdog offrivano un’eccitazione che “Spot che corre” non poteva eguagliare. I fumetti non solo hanno migliorato le sue capacità di lettura, ma gli hanno anche insegnato a leggere con “espressione”, un’abilità necessaria per frasi come “Aha, Superman, ora la mia kryptonite rossa ti trasformerà in un UOVO COTTO!!!”. Se i fumetti regolari non bastassero, Martin suggerisce anche i “fumetti underground” come “Tales of the Leather Nun”.
Una volta che il bambino è annoiato e ha imparato a leggere, si arriva al passo successivo: le tartarughe! Martin dichiara che le tartarughe sono “la chiave dell’intero processo” e “l’ingrediente assolutamente indispensabile”. Ha avuto molte tartarughe fin dall’età di quattro anni, a causa di un regolamento del suo progetto abitativo federale che vietava tutti gli altri animali domestici, ad eccezione delle tartarughe.
È fondamentale procurarsi il “tipo giusto” di tartarughe: non le grandi tartarughe scatola (che portano alla pubblicazione di fanzine, come nel caso di Mike Glicksohn), ma le “piccole tartarughe verdi” vendute nei negozi a basso costo. Erano quelle con le vaschette di plastica rotonde, con metà acqua (che diventava torbida con il cibo) e metà ghiaia colorata, e una palma di plastica al centro. Martin osserva che il governo ha vietato la vendita di queste tartarughe, ufficialmente per motivi di salute, ma egli sospetta che la vera ragione sia che “trasformano le persone in scrittori di fantascienza”.
Le tartarughe sono “grandi aiuti creativi” per due motivi principali. Innanzitutto sono animali domestici molto noiosi. “Le tartarughe non fanno mai niente” se non ritirare gli arti o dormire. Non offrono intrattenimento attivo e non sono utili in situazioni di emergenza. Poi, muiono spesso. Martin ha avuto molte tartarughe che “morivano in continuazione”, attribuendo le morti al cibo per tartarughe o alla noia.
Ed è proprio la loro noia e la loro mortalità che hanno scatenato l’immaginazione di Martin. Per non assumersi la colpa delle loro morti, ha inventato delle spiegazioni. Poiché le teneva in un “castello giocattolo”, ha iniziato a immaginare che fossero “re e principi e cavalieri” che morivano in “duelli di spada!”. Questo è stato l’inizio della sua scrittura. Per anni, ha documentato le loro “grandi avventure, intrighi, duelli, faide”, la loro lotta per il controllo del “regno delle tartarughe”, avvelenamenti, alleanze, conquiste, rivoluzioni e persino un “programma spaziale tartarugato”. Tutto questo è diventato il suo “primo epico”, un manoscritto di “spada e stregoneria tartarugata” che, a quanto pare, esiste ancora. Le tartarughe, in sintesi, sono ciò che serve a un giovane scrittore per “mettere insieme le cose”.
Con il bambino annoiato, alfabetizzato e ora scrittore, c’è ancora un ultimo ostacolo. Molti scrittori scrivono solo per se stessi, a causa di una “mancanza di fiducia” che impedisce loro di inviare i propri lavori agli editori. La causa di questo blocco, secondo Martin, è sorprendente: “il povero sciocco ha iniziato a leggere buoni libri, ecco perché!”.
Esporre un giovane scrittore a opere di autori come Tolkien, Le Guin, Jack Vance, John Irving, Larry McMurtry, Stephen King e William Shakespeare è considerato un “crimine letterario di prima grandezza”. Martin stesso confessa di non aver scritto per un anno dopo aver letto Il Signore degli Anelli al liceo.
Il consiglio radicale di Martin è di “dare al bambino spazzatura”. Devono leggere “cose davvero scadenti, derivative, goffe, amatoriali, roba con trame idiote e personaggi di cartone sottile e dialoghi rigidi e legnosi”. L’obiettivo è che il bambino, leggendo tale materiale, si raddrizzi, getti il libro dall’altra parte della stanza ed esclami: “Posso scrivere meglio di così!”. A quel punto, invierà la sua prima storia a un editore. Questo è accaduto a Martin dopo aver letto un pezzo “terribile” di narrativa amatoriale di supereroi in una fanzine a fumetti. Per ottenere questo effetto, suggerisce “fan fiction”, vecchie antologie di Roger Elwood, le opere complete di John Norman, o un abbonamento a Isaac Asimov’s Science Fiction Magazine.
Con questi passaggi, Martin conclude promettendo ai genitori che, seguendo le sue istruzioni, potrebbero un giorno ritrovarsi orgogliosi di un figlio che è diventato un Ospite d’Onore, come lo è stato lui ad Ambercon 3. Il suo discorso rimane una testimonianza umoristica e profondamente perspicace sul processo creativo e sulle esperienze formative che possono plasmare un futuro gigante della letteratura.