Kurt Vonnegut (1922-2007), una delle voci più originali della letteratura americana, offriva consigli sulla scrittura che andavano ben oltre la mera grammatica o la struttura narrativa. Per Vonnegut, la scrittura era un atto di profonda rivelazione personale e di rispetto per il lettore. Le sue “Otto regole per la scrittura” non sono semplici istruzioni, ma piuttosto una filosofia che invita gli scrittori a essere onesti, chiari e, soprattutto, a preoccuparsi sinceramente sia del loro soggetto che del loro pubblico.
Vonnegut inizia sottolineando una differenza fondamentale tra alcuni tipi di scrittori: mentre i giornalisti e gli scrittori tecnici sono addestrati a non rivelare quasi nulla di sé, la maggior parte degli altri “miseri sporchi d’inchiostro” rivelano molto di sé ai lettori. Queste rivelazioni, sia accidentali che intenzionali, sono gli “elementi di stile” che ci dicono che tipo di persona sia l’autore con cui stiamo trascorrendo del tempo. Ci permettono di percepire se lo scrittore è ignorante o informato, stupido o brillante, disonesto o onesto, senza umorismo o giocoso.
Per Vonnegut, esaminare e migliorare il proprio stile di scrittura è un segno di rispetto per i lettori. Se si scarabocchiano i propri pensieri in modo casuale, i lettori sentiranno che non ci si preoccupa affatto di loro. Lo scrittore verrà etichettato come un egocentrico o uno sciocco, o, peggio ancora, i lettori smetteranno semplicemente di leggere. La rivelazione più dannosa che si possa fare di se stessi è proprio quella di non sapere cosa sia interessante e cosa no. In fondo, i lettori ammirano o detestano gli scrittori principalmente per ciò che scelgono di mostrare o di far pensare. La maestria del linguaggio, di per sé, non basta se manca la sostanza.
1. Trova un soggetto a cui tieni veramente
Il punto di partenza per uno stile vincente risiede nelle idee che si hanno in testa. Vonnegut insiste sull’importanza di trovare un soggetto a cui si tiene veramente e che, nel profondo del proprio cuore, si sente che anche gli altri dovrebbero curarsi. È questa genuina preoccupazione, unita ai “giochi con il linguaggio,” che diventerà l’elemento più avvincente e seducente del proprio stile. Non importa che si scriva un romanzo – anche se Vonnegut non ne sarebbe dispiaciuto se si tenesse davvero a qualcosa – ma anche una petizione al sindaco per una buca o una lettera d’amore per la ragazza della porta accanto saranno sufficienti, purché ci sia un’autentica cura per l’argomento.
2. Non divagare, anche se…
Vonnegut stesso usa la sua seconda regola per esemplificare: “Non divagherò su questo”. Questo punto è un promemoria conciso per andare dritto al punto, evitando gli eccessi verbali che possono confondere o annoiare il lettore.
3. Sii semplice
Per quanto riguarda l’uso del linguaggio, Vonnegut ricorda che due grandi maestri del linguaggio, William Shakespeare e James Joyce, scrissero frasi quasi infantili quando i loro soggetti erano più profondi. L’esempio di Amleto di Shakespeare, “Essere o non essere?”, con la parola più lunga di sole tre lettere, è illuminante. E la frase preferita di Vonnegut nel racconto “Eveline” di Joyce – “Era stanca.” – dimostra come la semplicità possa essere devastante e toccare il cuore del lettore come nessun’altra parola. La semplicità del linguaggio non è solo rispettabile, ma forse persino sacra, come dimostra l’apertura della Bibbia, che è “ben alla portata delle capacità di scrittura di un vivace quattordicenne”.
4. Abbi il coraggio di tagliare
Si potrebbe essere capaci di creare “collane per Cleopatra,” metaforicamente parlando, con la propria eloquenza. Tuttavia, Vonnegut ammonisce che l’eloquenza dovrebbe essere al servizio delle idee che si hanno in testa. La regola da seguire è chiara: se una frase, per quanto eccellente, non illumina il soggetto in qualche modo nuovo, cancellala. Questo richiede coraggio e disciplina, ma assicura che ogni parola contribuisca in modo significativo al messaggio.
5. Sii te stesso
Lo stile di scrittura più naturale per un autore è quello che fa eco al linguaggio che ha sentito da bambino. Vonnegut cita Joseph Conrad, per il quale l’inglese era la terza lingua, e il suo uso peculiare della lingua era probabilmente influenzato dal suo polacco nativo. È fortunato, dice, lo scrittore cresciuto in Irlanda, dove l’inglese parlato è “così divertente e musicale”. Vonnegut stesso è cresciuto a Indianapolis, dove il linguaggio comune gli sembrava “una sega a nastro che taglia lamiera zincata, e impiega un vocabolario ornamentale quanto una chiave inglese”.
Indipendentemente dalla lingua madre, Vonnegut suggerisce di apprezzarla per tutta la vita. Se non è l’inglese standard e si manifesta quando si scrive in inglese standard, il risultato è solitamente delizioso, come “una ragazza molto carina con un occhio verde e uno blu”. Vonnegut confida che la sua scrittura è più credibile, e gli altri la trovano più credibile, quando lui suona più come una persona di Indianapolis, cioè quello che è. L’alternativa spesso raccomandata dagli insegnanti – scrivere come “coltivatori inglesi di un secolo o più fa” – non è la strada da percorrere.
6. Dì ciò che intendi dire
In passato, Vonnegut era esasperato da insegnanti che lo spingevano a confrontare il suo lavoro con saggi e storie antiche. Ora capisce che quei testi erano magnifici non per la loro antichità o estraneità, ma per aver detto precisamente ciò che i loro autori intendevano dire. Gli insegnanti desideravano che lui scrivesse con precisione, selezionando sempre le parole più efficaci e collegandole tra loro in modo inequivocabile, rigidamente, come parti di una macchina. Non volevano trasformarlo in un inglese, ma speravano che diventasse comprensibile, e quindi capito. Questo significa rinunciare al sogno di fare con le parole ciò che Pablo Picasso faceva con la pittura o gli idoli del jazz con la musica; se si infrangessero tutte le regole di punteggiatura e si attribuissero significati arbitrari alle parole, non si sarebbe semplicemente capiti. Perciò, Vonnegut consiglia di evitare la scrittura “alla Picasso” o “alla jazz” se si ha qualcosa di significativo da dire e si desidera essere compresi.
7. Abbi pietà dei lettori
I lettori desiderano che le pagine assomiglino molto a pagine che hanno già visto. Questo perché i lettori hanno un lavoro difficile da fare e hanno bisogno di tutto l’aiuto possibile dallo scrittore. Devono identificare migliaia di piccoli segni sulla carta e dar loro immediatamente un senso. La lettura è un’arte così difficile che la maggior parte delle persone non la padroneggia veramente nemmeno dopo lunghi anni di studio.
Questa discussione, quindi, deve riconoscere che le opzioni stilistiche degli scrittori non sono né numerose né affascinanti, poiché i lettori sono “artisti così imperfetti”. Il pubblico richiede che gli scrittori siano insegnanti comprensivi e pazienti, sempre disposti a semplificare e chiarire, anche se gli scrittori preferirebbero librarsi in alto, cantando come usignoli. La priorità è sempre la comprensione del lettore.
8. Consigli veramente dettagliati
C’è una buona notizia in tutto questo: negli Stati Uniti, la Costituzione garantisce la libertà di scrivere qualsiasi cosa si desideri senza paura di punizioni. Questo significa che l’aspetto più significativo dello stile, ovvero ciò che si sceglie di scrivere, è “totalmente illimitato”.
Per una discussione più tecnica e dettagliata dello stile letterario, Vonnegut raccomanda il classico “Gli elementi di stile” di William Strunk, Jr. ed E.B. White. E.B. White è riconosciuto come uno degli stilisti letterari più ammirevoli del Paese. Tuttavia, Vonnegut conclude il suo scritto con un’osservazione importante: “Nessuno si sarebbe preoccupato di quanto bene o male il signor White si esprimesse, se non avesse avuto cose perfettamente incantevoli da dire”. Questo rafforza l’idea che, al di là della tecnica, il cuore della scrittura risiede nelle idee e nella capacità di toccare il lettore.
Infine, dunque, i consigli di Vonnegut non sono solo regole pratiche, ma un invito a una scrittura onesta, chiara, autentica e, soprattutto, a una scrittura che rispetti profondamente il lettore e derivi da una sincera cura per il soggetto.