Scuola: cronologia essenziale del Renzi – pensiero

Che la scuola sia stata sempre al centro dei suoi pensieri è innegabile.

Basta sfogliare le pagine del suo libro Fuori! (Rizzoli 2011) per capire che Renzi, come egli stesso ammette, ha “un’autentica fissazione su questo punto”.

Secondo lui la scuola “costituisce il luogo laico più sacro che possa esistere, lo spazio fisico e spirituale nel quale ragazze e ragazzi fanno i conti con la propria libertà. È la frontiera più suggestiva, difficile e intrigante del nostro tempo.” E pensa che “tutti, qualsiasi sia la nostra appartenenza politica, dovremmo nutrire un rispetto profondo per le stanze nelle quali i nostri figli divengono cittadini.”

Ma la vera sintesi del pensiero politico di Renzi sul tema della scuola è forse racchiusa in un passaggio a dir poco fondamentale del suo libro: “Dobbiamo avere il coraggio di dire che la visione della sinistra sull’istruzione va desindacalizzata. La scuola è importante per quello che i bambini imparano, non per il numero di persone che riusciamo a cacciarvi dentro, magari senza più controllarne l’attività dopo”. E incalzando sul tema afferma che “la sinistra deve credere di più nelle parole “qualità” e “merito”. Siamo vittime di un gigantesco inganno per cui il dibattito sulla scuola è offuscato da stantii luoghi comuni. (…) Penso che se il Pd dedicasse ai temi della scuola almeno un decimo del tempo che dedica a parlare di se stesso sarebbe un partito più credibile.”

Già nel 2011 esalta quindi la centralità di alunni e studenti pur ammettendo che “esiste il problema del riconoscimento economico per la funzione di insegnante. È un tema che la politica non può eludere. Ma c’è qualcosa di più importante del riconoscimento economico. Del resto, se uno decide di insegnare sa che non sarà lo stipendio il valore aggiunto del proprio lavoro. Ma la possibilità di concorrere all’educazione di una libertà.”

Questo approccio di Renzi ha trovato numerose conferme formali nel corso di questi anni e trova concettualmente l’ultima conferma pochi giorni fa nel corso della conferenza stampa in cui annuncia il Disegno di Legge e dichiara che “La Buona Scuola mette al centro lo studente: cittadini da mettere a disposizione della collettività”.

Ed è questo ciò che sembra emergere da una lettura delle fonti fondamentali del Renzi–pensiero che oltre al citato libro del 2011 sono costitute dalla sua newsletter, dalle interviste rilasciate e soprattutto da documenti  ufficiali come i Programmi delle Primarie del 2012 e 2013 e i documenti delle “Leopolde”.

Già nelle 100 proposte della Leopolda del 2011 si legge che “è possibile creare una competizione fra una scuola e l’altra”, che bisogna “portare l’insegnamento dell’inglese ad almeno 5 ore settimanali in tutte le classi a partire dalla scuole elementari” e che occorre “restituire prestigio e reddito agli insegnanti capaci. Ossia rivedere radicalmente le modalità di reclutamento e di retribuzione degli insegnanti, sulla base di criteri legati alla competenza e al merito”.

Concetto ribadito anche nel Programma per le Primarie 2012 in cui uno dei passaggi obbligati  per far ripartire l’Italia è “migliorare l’istruzione riportando il merito nella scuola e nell’università” perché “La scuola è il terreno sul quale si gioca il futuro del nostro Paese. Bisogna tornare ad investire, ma farlo con modalità nuove, che mettano al centro la qualità dell’educazione che diamo ai no­stri figli.”

E sul ruolo di quelli che qualcuno anche in questi giorni definisce presidi- manager, si afferma che “Gli istituti scolastici devono godere di un’ampia autonomia, anche riguardo alla selezione del personale didattico e amministrativo, con una piena responsabilizzazione dei rispettivi vertici e il corrispondente pieno recupero da parte loro delle prerogative programmatorie e dirigenziali necessarie.”

Tra le proposte operative formulate nel Programma di Renzi per le Primarie 2012 è possibile cogliere  alcune anticipazioni del prossimo Disegno di Legge in “una revisione complessiva delle procedure di selezione e assunzione dei docenti, basata sulle competenze specifiche e sull’effettiva capacità di insegnare” e nella “valutazione e incentivazione degli insegnanti” che si realizzerebbe “attivando in ciascun istituto scolastico un meccanismo finalizzato all’attribuzione di un premio economico annuale agli insegnanti miglio­ri, scelti da un comitato composto dal preside, da due insegnanti eletti dagli altri (…) e da un rappresentante delle famiglie eletto dalle stesse”

Nel Documento Congressuale a sostegno della candidatura di Renzi alle Primarie di dicembre 2013 l’approccio al tema della scuola (punto 1.5) avviene partendo dall’insegnante e dalla diminuita “autorevolezza sociale” all’interno delle comunità che una volta ne riconosceva appieno il “ruolo civile”. L’insegnante era un punto di riferimento “perché sapevi che a lui o lei ogni mattina tornavi a consegnare il bene più prezioso: l’educazione alla libertà di tuo figlio. Oggi non è più così” perché “ Gli insegnanti sono stati sostanzialmente messi ai margini, anche dal nostro partito. Abbiamo permesso che si facessero riforme nella scuola, sulla scuola, con la scuola senza coinvolgere chi vive la scuola tutti i giorni”. E, valutando le ricadute dal punto di vista elettorale per il partito: “Non si tratta solo di un autogol tattico, visto che comunque il 43% degli insegnanti vota PD. Si tratta di un errore strategico: abbiamo fatto le riforme della scuola sulla testa di chi vive la scuola, generando frustrazione e respingendo la speranza di chi voleva e poteva darci una mano.”

E’ possibile quindi cogliere, nel passaggio dalle primarie del 2012 a quelle del 2013, un Renzi più pragmatico, più attento all’elettorato tradizionale del PD, che forse anticipa alcune sostanziali correzioni di rotta di oggi rispetto al 2011, come quella riconducibile alla stabilizzazione prevista nel prossimo mese di settembre per oltre 100.000 precari senza aver attentamente valutato il reale fabbisogno in termini di profili occorrenti che porterà, come denunciato dalla Fondazione Agnelli e riportato da Formiche.net , all’applicazione di una “logica capovolta”, quella di adattare la scuola ai bisogni degli insegnanti e non viceversa.

Forse non esattamente quello che Renzi scriveva nel 2011.

(Una versione di questo articolo è stata pubblicata su Formiche.net)

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