Un paziente clinicamente morto, in stato vegetativo da anni. Con il referendum di qualche giorno fa i dipendenti dell’Alitalia hanno deciso di staccare la spina. Far morire una azienda storica, che ha rappresentato per anni l’Italia all’estero anche se negli ultimi anni era molto odiata dagli italiani stessi. Perché? Perché è costata – finora – allo Stato italiano 7,4 miliardi di euro. Ma anche per il provincialismo che domina in Italia, quell’idea che tutto ciò che straniero è buono e tutto ciò che è italiano no. Provincialismo che ha contribuito a non raggiungere un pareggio di bilancio, più volte sperato, e a far perdere ad Alitalia il primo posto come numero di passeggeri trasportati in Italia.
Non mi soffermerò in questa sede sulla mia idea del “provincialismo” in questione, ne ho già parlato altrove. Non scriverò qui neanche se avrei votato sì o no a questo referendum: era comunque un voto difficile, sia per chi ha votato sì, sia per chi ha votato no.
Quello che mi preme scrivere in queste righe è il profondo rammarico e il grande dolore per la perdita di un’azienda a cui – per ragioni personali – sono legato da quando sono nato e che oggi è arrivata al capolinea.
In realtà al capolinea Alitalia era arrivata già da diversi anni. Numerosi sono stati i momenti, nella storia dell’azienda, in cui l’ormai ex compagnia di bandiera si poteva salvare. Ma tutto ciò non è successo. Per errori di alcuni, sì, ma tra i colpevoli solo pochi hanno davvero pagato. Ha però pagato soprattutto chi non è stato artefice di questo disastro: i dipendenti, in primis, ma anche i passeggeri.
A perdere, in questa faccenda, non è solo Alitalia. Hanno perso i dipendenti, che per primi hanno a cuore questa azienda. Con loro hanno perso le loro famiglie. Hanno perso i passeggeri italiani, che già da tempo non hanno più una compagnia di bandiera che li rappresenti all’estero. Hanno perso i passeggeri stranieri, che volavano con Alitalia chi per un motivo chi per un altro, ma che trovavano a bordo, da sempre, quell’italianità che da sempre era rappresentata da Alitalia e che si respirava a bordo.
Ha perso l’Italia intera, perché Alitalia è nel vero senso della parola ciò che rappresenta il nostro Paese all’estero. Ricordatevi i momenti in cui eravate all’estero, in aeroporto, e sulla pista compariva un aereo Alitalia. Chiedetevi se in quei momenti non vi sentivate un pò più vicini a casa.
Salendo a bordo di un volo Alitalia, all’estero, io mi sentivo già in Italia, a casa mia.
A non perdere, in questa faccenda, sono proprio gli artefici di questo disastro, e che il più delle volte sono rimasti impuniti.
Oggi rimane solo la tristezza per la fine di questa azienda. Non è detta l’ultima parola, certo, basterebbe un acquirente disposto ad acquistarla, ma ad oggi tutto lascia pensare che pian piano Alitalia verrà liquidata e infine verrà dichiarato il fallimento.
A me rimarranno i ricordi degli aerei Alitalia su cui sono salito, i voli – estremamente piacevoli – che ho effettuato, e il sorriso del personale di terra e di volo, sempre gentile, che ogni volta mi faceva sentire molto più di un semplice passeggero.